Informazioni generali
Opus sectile o micro-sectile
Monreale, Duomo. Portali delle navate laterali. A sinistra: portale laterale d'ingresso, sito al centro della parete nord della navata sinistra. A destra: portale d'ingresso alla Cappella di San Castrenze, sito al centro della parete sud della navata destra. La decorazione parietale in opus sectile a motivi geometrici riguarda tre categorie di opere: 1. le lesene, ossia le fasce verticali intercalate alla lastratura delle pareti; 2. la cimasa col motivo detto a palmizi o a bambole arabe; 3. i portali e gli archivolti.
Monreale, Duomo. Rif. Lesena 004.D. Collocazione in controfacciata, sezione della navata laterale destra. L'aggregazione biassiale del modulo in versione "a zolla", ossia senza i dispositivi di connessione trasversale e longitudinale delle tracce, genera un campo figurativo d'estensione infinita. La nostra opinione è che tali modelli ad estensione infinita siano stati alla base dell'elaborazione della maggior parte dei testi figurativi redatti per l'inserimento negli alvei delle lesene. [Layer: LESENA 004.D SUBLIME]
Monreale, Duomo. Rif. Lesena 004.D. I disegni di studio delle varie tipologie si risolvono spesso in affascinanti elaborazioni grafiche, che, fugando lo scopo per cui sono state prodotte, assumono una dimensione estetica propria ed autonoma. La nostra opinione è che essi rappresentino la dimensione interiore e spirituale dell'opera. [File: LESENE CIRCUITO ESTERNO - Layer: LESENA 004.D SUBLIME 2]
Monreale, Duomo. Controfacciata.
A sinistra: Lesena 017.S. Collocazione in controfacciata, sezione della navata laterale sinistra. Dati metrici relativi alla ricostruzione digitale: L=17,50 cm; s=0,875 cm; Hm=13,13 cm c.; Hm/L=0,75 c.
A destra: Lesena 017.D. Collocazione in controfacciata, sezione della navata laterale destra. Dati metrici relativi alla ricostruzione digitale: L=18,02 cm c.; s=0,80 cm; Hm=11,14 cm c.; Hm/L=0,62 c.
Le soluzioni sono simmetriche quanto a posizione e per la condivisione della stessa tipologia figurativa. Tuttavia, come si evince dal confronto delle due soluzioni, l'applicazione della simmetria non comporta l'esatta specularità esecutiva, ma una libera reinterpretazione dell'autore.
Monreale, Duomo. Lesene 017.S (a sinistra) e 017.D (a destra). Studi proporzionali.
Rif. Lesena 017.D (a destra), indicando con L=larghezza dell'alveo, s=larghezza delle tracce, Hm=lunghezza del passo modulare, risulta: a=(5/46)L; s=a sen[(1/2)c]; Hm=(28/23)L tg[(1/2)]c].
[Figure soppresse in fase di revisione maggio 2019]
Monreale, Duomo. Veduta dell'interno, in direzione dell'abside del Pantocràtore. La luce del mattino, penetrando da oriente, si propaga nello spazio liturgico, specchiandosi sulla lastratura pavimentale, in una suggestiva parvenza di divina irradiazione. [Foto G. Oddo]
Monreale, Duomo. Vista in direzione dell'ingresso principale. Il nitore dello zoccolo marmoreo, contrapposto alla doratura delle pareti, rende perentoria la differenziazione cromatica tra la parte inferiore e quella superiore. La fitta e muta lastratura verticale delle pareti, innalzata fino al motivo delle cosiddette bambole arabe, accelera la fuga in alto dello sguardo, focalizzandolo sulle storie bibliche. [Foto G. Oddo]
Entrando nella Basilica di Monreale, si è, immediatamente e irresistibilmente, colpiti dall'estensione e dagli effetti di luce e di colore del manto musivo, che ricopre la parte alta delle pareti e gli intradossi di archi e volte con immagini della storia del mondo, dalla sua creazione all'avvento e al diffondersi del messaggio evangelico di redenzione. Lo sguardo si perde nella contemplazione ed esita a volgersi altrove. Ma quando ciò accade, quando si riesce a distogliere lo sguardo e fissarlo altrove, si scopre un diverso repertorio di immagini e un'opportunità di esperienza estetica, forse più sottile e ragionata, certamente meno d'effetto dell'altra: è il repertorio delle composizioni in opus sectle a motivi geometrici. Su questa categoria di opere, che interessano la parte bassa delle pareti e i pavimenti, vertono i nostri studi e ciò che di essi presentiamo nelle pagine di questo sito. [Aggiornamento 13 maggio 2019]
Monreale, Duomo. Campata di San Paolo [Protesi], Veduta zenitale del complesso delle volte. L'immagine di sinistra deriva dall'immagine di destra abbassando drsticamente l'indice di luminosità. Nelle condizioni di diffusa oscurità dello spazio circostante, evidente metafora del mondo e della mente umana, è l'immagine del Cristo, su cui, in forma astrale, convergono, guidati dalle cavità delle vele della volta a crociera, i flussi di luce provenineti dai lati. Le rappresentazioni bibliche e i ritratti di eminenti personaggi della storia e della dottrina cristiana rivestono pareti e intradossi di volte e archi. [Foto G. Oddo]
Monreale, Duomo. Campata di San Pietro [Diaconico], Ingresso alla Sagrestia. Piani pavimentali, frontali di gradini, zoccolo parietale [dalla sezione intermedia fino al motivo detto a palmizi o a bambole arabe], portali e arredi marmorei sono guarniti da inserti musivi a motivi geometrici in opus sectile. [Foto G. Oddo]
Monreale, Duomo. Campata di S. Pietro, Settore pavimentale n. 37. Riproduzione del Modulo Centrale. Ai vertici del modulo, messi in risalto dall'uso di dischi di porfido [o, più raramente, serpentino], gli snodi angolari di articolazione ai moduli contigui. Non solo ai vertici, ma anche lateralmente i moduli hanno dispositivi di raccordo, che collegano i moduli a quelli contigui.
Monreale, Duomo. Campata di S. Paolo [Protesi] Settore pavimentale n. 22. Snodi angolari di raccordo. I brani costituiscono esempi di ciò che definiamo snodo di collegamento o connessione dei moduli. La struttura iconografica del pavimento, uguale a quella della Campata di S. Pietro, si compone di moduli quadrati, collegati lungo i lati e ai vertici. Uno snodo di collegamento angolare funziona da dispositivo di articolazione di quattro moduli contigui; uno snodo laterale ha la funzione di collegamento ai moduli lateralmente adiacenti.
Ambiti d'applicazione
A sinistra: Ravenna, Basilica di San Vitale. A destra: Parenzo, Basilica Eufrasiana.
Nei casi di Ravenna e di Parenzo [evidente derivazione stilistica del primo], come pure in quelli della Palatina e di Monreale, l'imposta dei mosaici sormonta lo zoccolo marmoreo, e si estende a rivestire compattamente le pareti sovrastanti e le volte. La sontuosa rifinitura in marmi policromi di Ravenna contende ai mosaici il primato di visibilità, e polarizza l'nteresse dell'osservatore né più né meno dell'effetto dei mosaici. L'inarrivabile magnificenza decorativa di San Vitale si commisura, ovviamente, al rango imperiale e divino della committenza: ogni particolare tende perciò a decelerare il passo dell'uomo, rendendone solenne e tacita la qualità del suo moto.
La sobrietà decorativa dello zoccolo marmoreo di Monreale è, invece, palese emanazione di una diversa funzione dell'edificio e del suo apparato decorativo. Il repertorio di immagini, ordinato in senso cronologico e dottrinale, deve istruire l'osservatore sulla storia del mondo e rimemorarvi il senso e le finalità dell'esistenza terrena ed ultraterrena.
Esecuzioni parietali
L'incrostazione marmorea delle parti basse delle pareti [zoccolo] del Duomo di Monreale e le stesure in mosaico figurativo delle parti alte costituiscono una modalità di resa decorativa delle pareti, diffusa e comunemente applicata per esaltare, attraverso l'attenuazione d'impatto visivo della parte bassa, la funzione illustrativa e didascalica del repertorio d'immagini della parte superiore, verso la quale è, ineluttabilmente, richiamato lo sguardo di chiunque si muova nello spazio liturgico. Le opere decorative di Palermo e Monreale recepiscono un modello millenario, ma lo declinano secondo visioni coerenti alle diverse destinazioni d'uso dei due edifici.
Palermo, Cappella Palatina. Dispositivo dello zoccolo parietale ad incrostazione marmorea e mosaico, Modulo a grandi dischi di porfido [navata laterale destra]. Il dispositivo di rivestimento della parete consiste di moduli differenti che si alternano regolarmente, caratterizzati, rispettivamente, dall'uso di grandi dischi di porfido al centro della specchiatura, o dall'inserimento di una minuscola rosetta a spicchi di mosaico, o, infine, da una tavola rettangolare di porfido estesa quanto la specchiatura.
Monreale, Duomo. Portale d'ingresso alla Cappella di San Castrenze, lato interno alla Basilica.
I moduli di parete delle figure precedenti mostrano il diverso stile di trattamento dell'incrostazione parietale nelle versioni della Palatina e di Monreale. La sobrietà della soluzione monrealese si apprezza nel rapporto alla dimensione degli spazi: al sensibile incremento volumetrico di Monreale corrisponde un'esigenza di generale semplificazione e alleggerimento del contenuto decorativo. La magnificenza del Duomo è un effetto dell'insieme; quella della Palatina è un effetto dei particolari.
Riepilogando: alla base dell'incrostazione marmorea di Monreale è l'eliminazione dell'elemento decorativo applicato alla lastratura e l'incalzante susseguirsi delle fasce verticali dette lesene. L'effetto è di accelerare ulteriormente lo slancio verso l'alto e determinare un senso di progressiva intensificazione verso l'alto dell'apparato decorativo.
Palatina e Monreale. Sovrapposizione dei Moduli della Zoccolatura Marmorea. Il confronto mette chiaramente in evidenza i rapporti di grandezza esistenti tra i due moduli parietali e, indirettamente, tra i due edifici. Al di sopra della cimasa col motivo delle bambole arabe, insistono le rappresentazioni di episodi del Nuovo Testamento: a Monreale le storie miracolose di Cristo; alla Palatina, gli episodi delle vite dei due apostoli Pietro e Paolo.
Esecuzioni pavimentali
Le esecuzioni pavimentali rappresentano l'altro campo di applicazione dell'opus sectile nella Basilica di Monreale. Sotto il profilo esecutivo, ogni ambito del Grande Presbiterio ha una pavimentazione basata sull'uso di macro-composizioni a motivi geometrici, consistenti di tracciati trifilari misti, in marmo e mosaico. Il mosaico può essere accostato alle liste marmoree o inserito entro alvei scavati nelle lastre marmoree. Se il piano è interessato da installazioni monumentali, come i sarcofagi reali dell'ala destra del presbiterio o l'altare della tribuna maggiore o le tribune, reale e vescovile, della campata centrale del postpresbiterio, esso è preliminarmente diviso in una pluralità di scomparti rettangolari minori, realizzati come i maggiori. Per la somiglianza alle distese di pregevoli tappeti orientali, accostati l'un l'altro sul pavimento delle moschee, si è convenuto di usare il termine di tappeto pavimentale per indicare ciascuno di tali scomparti. Ovviamente, in assenza di installazioni monumentali, mancano le suddivisioni, e l'esecuzione musiva, dal punto di vista iconografico, si estende unitariamente per tutta l'ampiezza del vano. A parte le ali del presbiterio, con impianti figurativi autonomi, altrove è applicata la regola della simmetria rispetto all'asse longitudinale dell'edificio: le composizioni delle due valve iconograficamente si equivalgono. Un impianto pavimentale, strutturalmente e iconograficamente, del tutto diverso dagli altri, è quello dell'ala sinistra del presbiterio. Talune menti particolarmente illuminate sosterrebbero l'originalità normanna di tale impianto. Lasciando da parte le evidenze della storiografia, non si capirebbe come mai, di tutto il complesso del Grande Presbiterio, si sarebbe salvato solo questo brano pavimentale, ubicato, per di più, in ambiti liturgicamente poco o punto rilevanti, e costruito secondo criteri d'irrazionale forzatura, non riscontrabili altrove, né in Basilica e nemmeno nel più vasto bacino monumentale di Palermo.
Un tappeto pavimentale in mosaico si compone di lastre marmoree, larghe 8 cm circa, collegate in tracciati segmentati, e di campi musivi ad estensione mono- o bidimensionale. Le fasce marmoree, oltre a determinare la struttura iconografica del tappeto, assumono la funzione di ossatura del pavimento, idonea a garantirne la perfetta planarità e resistenza alle sollecitazioni di pressione e trascinamento.
Monreale, Duomo. Campata di S. Pietro, Settori n. 36 e n. 37. Classificazione cromatica delle aree musive in base alla tipologia figurativa: ad ogni colore corrisponde, pertanto, uno determinato motivo figurativo. La tabulazione di tali motivi figurativi sarà inserita nel volume sui pavimenti del Grande Presbiterio.
Monreale, Duomo. Fornice longitudinale di accesso alla Campata di S. Pietro, Settore n. 36, Modulo 3. La numerazione dei moduli decorre, in tutti i casi, da sinistra a destra e dal basso in alto, ovviamente nel senso di percorrenza di chi accede in Basilica.
Monreale, Duomo, Postpresbiterio. Settore n. 36, Particolari dei moduli 1 e 2.
Il settore n. 36 è il tappeto pavimentale del fornice di accesso all'ala destra del Postprebiterio [Diaconico]. Dal punto di vista compositivo, i due moduli derivano dall'applicazione di uno schema biquadratico regolare, nella versione della stella a otto punte tozze. La superficie interna, strutturalmente eccessiva per una stesura musiva unitaria e continua, è frazionata dall'inserimento, concentrico, di un anello circolare in marmo e un disco di porfido. Le zone critiche della stesura sono quelle di confine tra una punta della stella e la contigua, per la necessità di coordinare il cambio di orientamento della tessitura; per quanto riguarda l'anello circolare, invece, l'abilità del mosaicista consiste nel saper declinare circolarmente il micro-modulo compositivo e regolarne opportunamente l'ampiezza, per non ritrovarsi in difetto o in eccesso di spazio nel punto di chiusura dell'anello.
Delle tre fasce orizzontali, nelle quali si articola l'incrostazione dello zoccolo parietale del Duomo di Monreale, la sezione inferiore è separata dalla media da una fascia orizzontale di nudo marmo, di larghezza pressoché uguale a quella media delle sovrastanti lesene. Nel piano della Tribuna Maggiore, per un'esigenza di accentuazione decorativa, la fascia è guarnita da inserti esagonali, a motivi geometrici, che si susseguono a intervalli regolari. La caratteristica di tali esagoni è data dall'inflessione dei lati.
Monreale, Duomo. Piano della Tribuna Maggiore, Sezione inferiore dello zoccolo parietale ad incrostazione marmorea. Inserti musivi esagonali a lati inflessi.
Scrive l'abate Domenico Benedetto Gravina [Il duomo di Monreale, Palermo, 1859-1869, pag. 79]: «Oltre al mosaico lavorato con pietre, e paste di vetro tagliate all’ingrosso, e fermate con calce sul muro, di cui i disegni esattissimi ne abbiamo riportati nelle tavole 10 A, e 10 B; altro genere ve ne ha, riportato parimenti da noi nelle tavole 11 A, ed 11 B. Tale genere, essendo destinato a formare dei disegni geometrici, composti da linee rette, e da triangoli e quadrati, e rombi ecc., i quali devono esattamente combaciare fra loro, non può essere trattato all’ingrosso, ma i pezzi hanno bisogno essere ridotti con la ruota alla esattezza degli angoli richiesti. È per questo che noi gli abbiamo detti mosaici ruotati. Grandissimo uso di tale specie di mosaico fecero i Bizantini, e tutte le chiese del medio evo ne sono soprabbondanti, e negli altari, e nei cibori, e nelle cattedre, e nei muretti liturgici, e negli amboni, ed in generale in tutti gli oggetti di marmo, che decorano la parte inferiore de’ tempî, e spesso ancora i luoghi annessi agli stessi, siccome i portici, le sagrestie, ed i chiostri. Il nostro tempio n’ebbe grandissima copia. Però è da notarsi, che la più parte di quei, che oggi esistono, siano stati fatti dopo l’incendio del 1811. Di anteriori ve ne hanno assai pochi, e forse nessun pezzo rimonta all’epoca normanna.»
Monreale, Duomo. Settore pavimentale n. 7, restauri. L'osservazione dell'immagine consente di farsi un'idea, sia dei criteri esecutivi originari, sia delle modalità d'intervento e della strumentazione operativa necessaria. Nell'arco di tempo dei miei frequenti sopralluoghi in Basilica, ho assistito a diverse campagne di restauro del grande e prezioso tappeto pavimentale dell'ala sinistra del presbiterio, svolte, ogni volta, secondo criteri diversi e, a volte, anche grotteschi. Il ripristino a dosso è il caso emblematic. Come fossero le vene varicose di una gamba senile e sofferente, il restauro metteva in rilievo gli inserti musivi ripristinati, nella prospettiva che, col passare del tempo, essi sarebbero stati rispianati dal passo dell'uomo!
Potenzialità del mezzo digitale
Studi del modulo - Scomposizioni cromatiche - Aggregazioni multiple - Simulazioni bidimensionali - Studio delle tracce - Precisione esecutiva
Monreale, Duomo. Lesena 230.D. - Studi strutturali e interpretativi del dispositivo modulare.
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, lesena 230.D. Ipotesi sulla struttura generativa del modello figurativo.
A sinistra: Ipotesi di derivazione da dispositivo bitriangolare misto.
A destra: Ipotesi di derivazione da dispositivo triquadratico concentrico.
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, lesena 230.D. Studi dinamici.
Lasciando inalterati alcuni parametri e mutando, progressivamente, il valore di altri, si ottiene una sequenza di configurazioni, che mostrano gli effetti di quella variazione sull'assetto figurativo. Nello studio della tipologia 230.D, il parametro sottoposto a variazione è la larghezza s delle tracce. Ai limiti dell'intervallo di variazione, si collocano i valori critici della tipologia, ossia quelli in corrispondenza dei quali va in crisi la configurazione iniziale [figura in basso].
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, lesena 230.D. Sublimazione e Desublimazione del modulo.
Le quattro figure rappresentano rielaborazioni del modulo 230.D in versione a zolla, secondo due modalità alternative di aggregazione, la prima [figure in alto] in modalità cartesiana, la seconda [figure in basso] in modalità esagonale. Una versione a zolla è normalmente esente dalle distorsioni formali ed angolari che derivano dall'inserimento di un dispositivo di connessione. Tali distorsioni riguardano infatti i brani compositivi in posizione intermodulare.
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, lesena 230.D.
Lo studio di un modulo comporta la determinazione di alcuni parametri, di natura numerica, utilizzabili sia in fase esecutiva sia nell'ambito del generale studio della tipologia. Due di essi costituiscono la base di calcolo dei rimanenti: 1. l'area del modulo [Am]; 2. il numero di elementi [N] necessari alla composizione di un'unità. Il rapporto tra l'area Am del modulo e il numero N di elementi che lo compongono fornisce l'indice di grandezza media degli elementi; il confronto tra il più grande e il più piccolo, l'indice di escursione dimensionale.
A sinistra: Indice di varietà della pezzatura. La domanda che lo studioso si pone di fronte a una qualsiasi tipologia riguarda la varietà dei pezzi utilizzati. Tenuto conto che un elemento può differire da un altro per forma o per colore, si tratta quindi di sapere di quanti pezzi diversi si componga la struttura figurativa del modulo. Nel caso della lesena 230.D, l'indice di varietà delle crustae è 16+7=23. Al mosaicista sono pertanto occorsi 23 tipologie di pezzi per la composizione di un solo modulo. L'altro interrogativo che segue subito dopo riguarda la consistenza di ciascun pezzo. Ad esempio, del pezzo contrassegnato in figura dal n. 1 occorrono complessivamente 6 unità, più qualche riserva per ovviare alle eventuali rotture di un pezzo in fase di posa.
A destra: Consistenza numerica. La consistenza numerica è il calcolo del numero di pezzi impiegati. Il conteggio inizia dal centro e procede concentricamente verso l'esterno. Il modulo in figura si compone di 147-4=143 formelle e 60-1=59 listelli, ossia, in totale, 143+59=202 unità.
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, Lesene 223.D [serie in basso] e 230.D [serie in alto].
Estrapolazioni monocromatiche. La gamma cromatica, usata nella maggior parte degli inserti musivi delle lesene, è basata sull'impiego di cinque colori [gamma pentacromatica]. Il colore bianco è per lo più riservato alla notazione cromatica delle tracce. La Bottega Sott'organo Esterna ha introdotto l'uso di due altri colori, ampliando la gamma cromatica fino a sette.
Le estrapolazioni monocromatiche evidenziano la mappa di distribuzione di un determinato colore, mentre quelle bicromatiche, selezionate in base alla contiguità, attengono alle preferenze di abbinamento, funzionali all'esaltazione o attenuazione dei contrasti.
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, Lesena 230.D.
A sinistra: Simulazione bidimensionale a moduli interconnessi. Il caso dei moduli reciprocamente non connessi genera la tipologia delle simulazioni bidimensionali a zolle. Un esempio di questo tipo è la simulazione relativa alla Lesena 004.D [figura in apertura della sezione].
A destra: Tracce e relative escursioni. La classificazione delle tracce comprende tipologie a decorso lineare, longitudinale trasversale od obliquo, e a decorso anulare. Le tipologie a decorso anulare si evolvono nel campo figurativo tracciando un percorso più o meno complesso, che si chiude in se stesso. In una qualsiasi soluzione compositiva bicodice, le due tipologie possono essere compresenti, o non esserlo.
Monreale, Duomo. Presbiterio, Parete destra sott'organo, Lesena 230.D. Esploso.
L'esploso di un modulo figurativo mette in evidenza la forma dei singoli elementi [crustae] che lo compongono o di parte di essi. Si tratta di losanghe, quadrati, rettangoli, rombi, triangoli ecc. La numerazione delle crustae, oltre a identificare i punti di collocazione [posizioni] di ciascun elemento nella mappa di assemblaggio, consente di espletare [lo si è già detto] indagini analitiche, come, ad esempio, il calcolo della densità degli elementi per unità di superficie e, quindi, l'indice di frazionamento del testo.
Repertorio tipologico
Monreale, Duomo.
La soluzione indicata dalla lettera A è un esempio di tipologia compositiva monoparametrica, in quanto, per la sua completa determinazione, presuppone la conoscenza del solo parametro L. La seconda, indicata dalla lettera B, è invece esempio di una tipologia compositiva biparametrica, in quanto, per la sua completa configurazione, presuppone la conoscenza di due parametri, L ed s. Un'esigenza di razionalità può indurre l'autore a definire una regola, che consenta di connettere, automaticamente, il secondo al primo parametro. La soluzione B, ad esempio, è ottenuta assegnando al parametro s un valore pari a 1/20 del parametro L. La maggior parte delle lesene del ciclo delle navate sembra attenersi a questo rapporto. In generale, comunque, è quasi sempre sottesa una regola di correlazione dei due parametri, specialmente quando, dalla sua applicazione, deriva la possibilità di modellare un brano del testo [frase condizionale] conformemente a come l'autore lo desidera.
Monreale, Duomo. Tipologie figurative del Grande Presbiterio.
Il campo delle tipologie monocodice, ossia delle formulazioni che prescindono dal contributo delle trame lineari, sembrerebbe immune dalle problematiche di determinazione parametrica. L'esempio della figura dimostra, però, l'incidenza di quelle stesse problematiche anche in ambiente monocodice. Ai brani evidenziati in arancione [fig. a destra] compete la funzione di frase condizionale della tipologia: dando ad essi la forma di un ottagono regolare, viene meno infatti la duplicità parametrica e la configurazione si autodetermina a partire da un'unica assegnazione di valore. Ci si può chiedere quanto le considerazioni di rigore esecutivo fossero colte dall'autore e ne condizionassero l'azione. Le varie applicazioni della tipologia mostrerebbero il contrario, ossia la disinvoltura operativa di fronte a quelle esigenze di rigore geometrico. Il nostro assunto è il seguente: in un contesto compositivo condizionato, linguisticamente ed esteticamente, dalla matematica, la ricerca di precisione e la definizione di regole con cui perseguirla è il primo articolo della deontologia di chi opera.
Monreale, Duomo. Studi relativi alla tipologia monocodice 077.S.
Monreale, Duomo. Studi relativi alla tipologia monocodice 077.S.
Il disegno di una qualsiasi tipologia figurativa richiede la determinazione preliminare di uno o più parametri dimensionali. Nel caso delle tipologie figurative monoparametriche, tale esigenza si riduce alla determinazione di un unico valore, larghezza L, dopo il quale il disegno della tipologia procede automaticamente, fino alla sua completa configurazione. In altri casi, tipologie figurative biparametriche, la struttura compositiva del modello richiede la determinazione di un secondo parametro, s, da cui dipende quel particolare aspetto che definiamo corporatura di edizione della tipologia. La soggettività di tale determinazione implica il coinvolgimento del senso estetico dell'autore, che condiziona, pertanto, la resa figurativa del testo. Tale soggettività non va necessariamente intesa come estemporaneità, perché l'autore può connettere i due parametri mediante una regola, che consenta di ottenere il valore del secondo parametro una volta determinato il primo, ossia L.
Esempi di tipologie bi-parametriche, declinate in diverse soluzioni di corporatura: da sinistra a destra, si inverte progressivamente la grandezza delle membrature del testo, riducendosi per talune, dilatandosi per altre.
Monreale, Duomo. Esempi di tipologie mono-parametriche, basate sulla geometria del quadrato e dell'ottagono regolare. Il riferimento all'ottagono regolare determina, automaticamente, dimensioni e angolature dei rombi.
Monreale, Duomo. Applicazioni della tipologia ottagonale. La scomposizione dell'ottagono aderisce agli elementi, lineari ed angolari, della struttura geometrica di base.
Osservando i disegni della figura superiore, ma, in particolare, quelli del Repertorio dei Motivi Figurativi, di cui, a titolo di esempio, se ne mostra in basso una pagina [altre immagini, nella sezione Disegni, sottosezione Rilievi figurativi], si può facilmente cogliere la derivazione di molti di essi dall'elaborazione di figure geometriche elementari, come il quadrato o l'ottagono, o dall'interazione - accostamento o combinazione - di una figura con un'altra.
Nella definizione del soggetto, la figura iniziale, l'incipit del percorso generativo dell'immagine, viene, dunque, progressivamente scomposta, secondo modalità procedurali di rigorosa aderenza agli elementi della struttura geometrica di base.
Una struttura geometrica di base è costituita dal complesso delle diagonali, delle mediane, da segmenti connettori di punti medi qualsiasi, dai tracciati di messa in risalto delle angolazioni canoniche e da quant'altro possa essere schematicamente associabile alla figura di riferimento e possa essere sfruttabile come supporto dell'elaborazione grafica [nell'Home Page, un esempio di struttura geometrica di base, sovrapposta alla compagine modulare della lesena 038.S].
Le opportunità di suddivisione del quadrato e dell'ottagono sono piuttosto elevate, e ciò consente di ottenere una gamma estesa di motivi figurativamente differenziati, utilizzati sia in combinazione sia in alternativa.
Sintassi modulare e intermodulare
L'aspetto geometrico del testo figurativo è una proprietà che riguarda tanto la composizione del testo figurativo nella sua globalità, quanto la forma dei singoli elementi che lo costituiscono. La natura geometrica del codice riaffiora, dunque, ad ogni livello di elaborazione del testo, dal livello primitivo di definizione morfologica delle singole parole, a quello, più evoluto ed articolato, della frase e del periodo, a quello, infine, del testo nella sua integrale e definitiva complessità di formulazione.
Figura. Applicazione della tipologia ottagonale in aggregazioni monoassiali e biassiali.
Applicazione della tipologia ottagonale in aggregazioni monoassiali e biassiali. Legenda: 1 Elementi di raccordo intermodulare; 2 Elementi di raccordo alle sponde dell'alveo; 3 Cantonali; 4 Mezzicantonali. [Disegno G. Oddo - Elaborazione digitale]
Avvertenza. Circa la resa cromatica dei disegni del Repertorio, va precisato che essa è servita, fondamentalmente, all'annotazione di due aspetti delle opere: la gamma tipologica dei colori [il genere del colore, il timbro] e la persistenza o variabilità dell'assegnazione di un colore a una determinata posizione della mappa compositiva del modulo. Su quest'ultimo aspetto - assegnazione di un colore a una determinata posizione della mappa figurativa - vertono le illustrazioni fotografiche che seguono. Da esse si evince come il comportamento del mosaicista, nell'uso di determinati colori, differisca secondo la destinazione, pavimentale o parietale, dell'opera. Distingueremo, pertanto, tra repertorio pavimentale e parietale.
Monreale, Duomo. Campata centrale del Postpresbiterio. Brani di inserti musivi del settore pavimentale n. 30.
Monreale, Duomo. Ala sinistra del Presbiterio, parete sott'organo. Brani delle lesene 169.S [a sinistra] e 173:S [Bottega del Sott'organo].
Nell'esecuzione delle opere pavimentali, la gamma cromatica è ristretta a pochi colori, forniti da marmi di facile reperibilità e di adeguate caratteristiche di resistenza all'usura da abrasione. Oltre al bianco-grigio del comune e diffuso marmo di Carrara o simile, si impiega il verde serpentino, il rosso porfido e una varietà di marmo giallo-senape [quadricromatismo]. Negli interventi di restauro degli ultimi anni, allorché si è proceduto al rifacimento di brani del tessuto musivo pavimentale, operando in conformità con le moderne tecniche di restauro, non si è trascurato di mettere in evidenza, tramite differenziazione di patina o di tono, le aree di ripristino [inserire qualche esempio fotografico]. Nella trattazione della resa cromatica, capitolo a parte costituisce il discorso su ciò che riguarda il settore n. 7 e, in genere, le opere pavimentali della Campata di S. Luigi.
Nelle opere a parete - le lesene, soprattutto - la gamma si amplia per il contributo di timbri e tonalità non presenti nelle esecuzioni pavimentali [vedi Bottega del Sott'organo].
Sotto il profilo di ciò che abbiamo definito "persistenza dell'assegnazione di un colore a una determinata posizione della mappa compositiva del modulo", è necessario distinguere le opere pavimentali dalle altre, ossia dalle lesene e dagli inserti musivi in arredi marmorei. Nelle opere pavimentali, la persistenza riguarda l'uso del bianco e del giallo senape, che vengono, quindi, rigidamente associati ad una precisa posizione della mappa compositiva. Il verde [serpentino] e il rosso [porfido] sono, invece, usati scambievolmente, l'uno per l'altro, senza nessuna regola. Se tale casualità si limitasse alla resa di brani per i quali si può supporre la ricerca di una stilizzata imitazione di forme naturali [ad esempio, la stella a otto o a sei punte, per la somiglianza alla corolla di un fiore], potremmo interpretare, quella casualità, con l'intento di rendere un effetto di alternanza o trascolaramento naturale dei petali. Ma riguardando qualsiasi tipologia modulare, dobbiamo più sensatamente riconnetterla alla ricerca di un effetto variopinto.
Punti critici della fluenza figurativa
La piegatura delle tracce è una circostanza che determina, inevitabilmente, il rimaneggiamento della struttura figurativa del modulo nel punto di flessione. Si vengono a determinare due categorie di situazioni: quella dei Casi di piegatura coerentemete risolubile e quella dei Casi di piegatura empiricamente risolubile. I moduli basati sulla geometria del quadrato hanno un'attitudine strutturale ad assecondare le piegature ad angolo retto [le altre possibili angolazioni di piegatura di una traccia a decorso lineare sono quelle a 90°, 135°, raramente 45°.] Tenendo conto dell'incidenza di tali problematiche, si comprende perché i punti di piegatura costituiscano l'incipit, bilaterale, della stesura del testo musivo.
In alto: esempi di piegatura a gomito di moduli a base quadrata. In basso: dispositivi ad asola poligonale. L'esempio mette in luce il tipo di problemi che si determina nell'inserimento del mosaico in una struttura lineare a decorso segmentato. A sinistra, esempio di redazione ideale: i moduli, accostandosi normalmente l'un l'altro, determinano per somma la lunghezza complessiva del perimetro dell'asola [il perimetro è un risultato]; a destra, procedimento inverso [il perimetro è un dato, anziché un risultato] rappresentativo delle reali evenienze operative: immutati, ovviamente, i due punti di incipit> [posti ai vertici laterali dell'esagono], nei tratti orizzontali si recupera la cadenza dei moduli interi, agendo sulla larghezza di ciascuna unità [deformazione longitudinale]. I mezzi a disposizione del mosaicista non sono, ovviamente, i nostri. Noi, operando digitalmente, abbiamo proceduto a deformazioni elastiche della compagine modulare; il mosaicista, agendo empiricamente, modifica la larghezza degli interstizi, o ridimensiona, opportunamente e dove occorre, la grandezza delle formelle. [Disegno G. Oddo - Elaborazione digitale]