Simulazioni bidimensionali

086_S-ESTENSIONE.TER

086_S-ESTENSIONE.TER.E

Figura in basso.
Grafico A. Il modulo centrale costituisce, ovviamente, il punto iniziale, l'incipit, del procedimento aggregativo. Nel caso in esame, esso è fornito dal 3° sottomodulo dell'applicazione 086/S [figura più avanti nel testo]. Le modalità aggregative sono di tipo circolare: il secondo modulo della composizione, il modulo usato in combinazione ed in alternanza al primo, corrispondente al 2° sottomodulo dell'applicazione 086/S, si ripete circolarmente attorno al dispositivo iniziale determinando il primo anello di aggregazioni.

086_S-ESTENSIONE.TER.H

086_S-ESTENSIONE.TER.G

Figura. I dispositivi 1 e 2 costituiscono le unità modulari impiegate nell'elaborazione dell'esperimento cui si riferisce il grafico A; quelli 3 e 4, nell'elaborazione dell'esperimento cui si riferisce il grafico B. Dal punto di vista iconografico, non vi sono sostanziali differenze tra i moduli 1 e 4, e 2 e 3: essi divergono, unicamente e semplicemente, nel modo in cui sono rese le terminazioni delle tracce, per un'esigenza di compatibilità al modulo contiguo.

 

086_S-ESTENSIONE.TER.L

Figura. La lesena 086/S [1° inserto in figura] costituisce un'applicazione quadrimodulare della tipologia 033/D. I sottomoduli dell'unità figurativa standard [convenzionalmente, 1° 2° 3° e 4°sottomodulo] differiscono in dettagli strutturali della trama e nella distribuzione della resa cromatica delle crustae. Lo schema iconografico di ciascuna unità è il cosiddetto schema bitriangolare di tipo A [stella di Davide]. Negli esperimenti di simulazione a tappeto, le possibilità di utilizzo e di combinazione di tali componenti rendono particolarmente elevato il numero di soluzioni proponibili. Nelle simulazioni elaborate [esposte in apertura della sezione] si è fatto ricorso esclusivamente ai sottomoduli 2 e 3, scambiandone, nelle soluzioni proposte, il ruolo di incipit.

 

086_S-ESTENSIONE.TER.N

Figura. Nelle simulazioni di estensione bidimensionale di un modulo, i dispositivi di connessione intermodulare si distribuiscono attorno al nucleo figurativo, in tutte le direzioni possibili di aggregazione. La figura mostra gli esiti di conversione dei moduli in dispositivi idonei, appunto, all'aggregazione nelle sei direzioni dello spazio esagonale.

1. Le simulazioni bidimensionali costituiscono esperimenti di estensione, nel piano, di dispositivi modulari derivati dal repertorio delle fasce musive a parete [lesene]. [Soffermarsi sulla distinzione tra Estensioni cartesiane ed Estensioni rotatorie.]

2. Nella grande maggioranza dei casi, l'esecuzione dell'inserto figurativo di una lesena si basa sulla ripetizione monoassiale [soluzioni monoassiali o lineari] di un dispositivo iconografico, semplice o multiplo [per lo più, doppio], usato in funzione di unità modulare [macromodulo].

SEMPLICI-MULTIPLI

Figura. Il primo esempio - lesena 105/D - è un caso di modulazione semplice; gli altri, di modulazione doppia. Nel caso della modulazione doppia, il segmento modulare [ossia, l'unità standard dalla cui molteplice aggregazione si ottiene l'inserto figurativo della lesena] risulta composto dalla giustapposizione di due enunciati figurativi, che si susseguono con regolare alternanza.

3. Nei restanti altri casi, il modulo, opportunamente ri-dimensionato [micromodulo], è ripetuto anche in aggregazioni trasversali, fino alla copertura della larghezza dell'alveo. Tali soluzioni - dette soluzioni estensive o biassiali - costituiscono, già di per sé, esempi di applicazioni bidimensionali. Pertanto, gli studi proposti in questa sezione non potranno che riguardare, nella maggioranza dei casi, tipologie figurative a sviluppo monoassiale.

TIPOLOGIE-ESTENSIVE.2

Figura. Esempi di soluzioni estensive biassiali. Il secondo esempio è un caso di formulazione mista [il testo risulta dall'impiego simultaneo dei codici A e B di redazione di un testo].

4. In generale, le modalità di aggregazione nel piano di una tipologia possono effettuarsi secondo due distinti procedimenti: il primo consiste nella ripetizione biassiale, laterale e longitudinale, del modulo [aggregazione cartesiana o biassiale]; il secondo, nella sua moltiplicazione circolare [aggregazione circolare]. Il caso proposto in apertura - applicazione 086/S - e quelli qui di seguito, relativi alle applicazioni 003/D e 102/D 1a e 2a variante, sono esempi di aggregazioni della tipologia in senso rotatorio.
L'aggregazione circolare, come si evince dagli esempi, si applica ai casi di tipologia ad impianto bitriangole, sia di tipo A che B, ed esagonale.

021_D--ESTENSIONE.BIS

102_D-ESTENSIONE

102_D-2-ESTENSIONE

5. Rimaneggiamenti delle formulazioni periferiche laterali. Ai fini della composizione dell'inserto di una qualunque fascia musiva destinata all'alveo di una lesena, occorre, ovviamente, che la tipologia sia predisposta alla connessione monoassiale. Le membrature periferiche dei distretti compositivi laterali, quelle a contatto con la cornice a tondino che delimita longitudinalmente l'alveo d'inserimento, assolvono, invece, ad una funzione che possiamo definire di marginatura o sponda dell'enunciato. Pertanto, nel momento in cui si procede ad impostare la versione a tappeto di un testo figurativo, occorrerà, preliminarmente, operare rimaneggiamenti che rendano la tipologia idonea alle connessioni in tutte le altre direzioni possibili del piano, ossia in quelle direzioni nelle quali, tenuto conto della struttura dello schema geometrico, risulterà attuabile l'estensione. Tali adattamenti possono riguardare:
- rimaneggiamenti alla compagine di testo in codice A;
- rimaneggiamenti alla compagine di testo in codice B;
- rimaneggiamenti ad entrambe le compagini.

ADATTAMENTI-LATERALI.2

Figura. I moduli delle applicazioni monoassiali 009/D, 012/D e 030/S [figure superiori] sono stati opportunamente modificati al contorno, per renderli idonei anche all'aggregazione trasversale.

6. L'operazione descritta [punto precedente] comporta, solitamente, limitati ritocchi, consistenti, il più delle volte, nell'unificazione di tessere o listelli, che verranno a contatto per effetto dell'aggregazione laterale del modulo. Tuttavia, in non pochi casi, essa si fa decisamente più laboriosa, con rimaneggiamenti che possono implicare la scrittura di nuovi piccoli brani di testo o la revisione di parti della struttura evolutiva della trama. Il grado di incisività dell'operazione dipende, ovviamente, dall'impianto compositivo del testo modulare che si considera.

7. Nell'ambito delle soluzioni monoassiali, talune tipologie contengono dettagli formulativi, che ne evidenziano la predisposizione a comporre aggregazioni di tipo biassiale [modelli cartesiani], avvalorando l'ipotesi di una loro derivazione - per taglio della fascia - da modelli compositivi originariamente estesi. Osservando il modo in cui è resa la struttura figurativa dei brani [disegno delle trame] intermodulari e laterali, si può, infatti, individuare la presenza di soluzioni di resa delle tracce - i fili che compongono la trama - interpretabili come veri e propri congegni di aggancio al modulo consecutivo adiacente , o la troncatura laterale delle stesse, che lascia naturalmente immaginare che esse potessero effluire oltre i limiti della compagine testuale residua.

8. Le figure che seguono mostrano esempi di soluzioni applicative, che presentano toncatura laterale di efflusso delle tracce o dispositivi cartesiani di aggancio e continuità trasversale [l'attributo cartesiano ha il senso di mettere in rilievo le modalità di aggregazione secondo i due assi ortogonali del piano].

016_D-022_D-ESTENSIONE

042_S-141_S-ESTENSIONE

Figura. In alto, da sinistra a destra: applicazioni 016/D, 022/D. In basso: applicazioni 042/S e 141/S. L'applicazione 141/S rappresenta il caso di maggiore e più chiara evidenza, avendo già, di per sé, i requisiti formali idonei all'aggregazione biassiale del modulo.

 

Avvertenza.
Per una corretta comprensione di ciò che segue è opportuno tener conto della distinzione tra tipologia e applicazione. La tipologia è uno schema generale [in quanto tale, rinvia al genere], convenzionalmente indicato col codice della sua prima applicazione nel circuito destro delle lesene. Un'applicazione è una determinazione esecutiva [corrisponde al livello tassonomico della specie] della tipologia, della quale costituisce uno dei tanti possibili esiti figurativi.

Repertorio

001_D-ESTENS.2

Figura. Applicazione 001/D.

 

232_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 232/S.

 

234_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 234/S.

 

003_D_S-ESTENSIONE-2

Figura. Applicazione 003/D.

 

021_D--ESTENSIONE

Figura. Applicazione 021/D.

 

004_D-ESTENS

Figura. Applicazione 004/D.

 

009_D_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 009/D.

 

012_D-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 012/D.

 

014_D-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 014/D. Nel caso in esame, i moduli sono stati accostati senza alcun preliminare intervento di adeguamento ai margini. L'attendibilità del risultato parrebbe confermata dalla continuità acquisita dalle tracce ad andamento orizzontale. 

 

016_D_S-ESTENSIONE.BIS

Figura. Applicazione 016/D.

 

204_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 204/S.

 

022_D-ESTENSIONE.2

Figura. Applicazione 022/D.

 

037_D-ESTENSIONE-bis

Figura. Applicazione 037/D.

 

042_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 042/S.

 

057_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 057/S.

 

087_D-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 087/D.

 

101_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 101/S.

 

109_D-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 109/D.

 

124_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 124/S.

 

141_S-ESTENS.2

Figura. Applicazione 141/S.

 

160_S-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 160/S.

 

173_D-ESTENSIONE

Figura. Applicazione 173/D.

 

211_S-ESTENSIONE-BIS

Figura. Applicazione 211/S.

 

214_S-ESTENSIONE.BIS

Figura. Applicazione 214/S.

 

221_S-ESTENSIONE.BIS

Figura. Applicazione 221/S.

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