Il sito costituisce la trattazione attualmente più estesa ed organica dell'opus sectile a motivi geometrici del Duomo di Monreale. La riproduzione digitale del repertorio delle sue opere fornirà una rappresentazione integrale del complesso pavimentale e parietale [zoccolo ad incrostazione marmorea] della Basilica, consentendo di riprodurne ogni parte alla scala di grandezza desiderata.
Monreale, Duomo. Conca absidale maggiore, Immagini del Cristo Pantocràtore e della Vergine Panàchrantos con attorno angeli e santi. Il repertorio figurativo, d'ispirazione vetero- e neotestamentaria, domina la parte alta delle strutture murarie. Gli studi che presentiamo in questo sito vertono sulle opere decorative, a motivi geometrici in opus sectile, dello zoccolo parietale e dei piani pavimentali. [Foto G. Oddo - Agosto 2011]
I disegni di questa sezione mostrano il tipo di elaborati delle pagine che seguono. Essi riproducono, digitalmente, le opere esistenti, ma in modo convenzionale, ossia al netto delle imperfezioni che i procedimenti manuali di esecuzione, inevitabilmente, comportano. I casi più frequenti di imprecisione esecutiva riguardano: difformità dimensionali e geometriche tra formelle tipologicamente uguali; incidenza, variabilità e sfrangiature degli spazi interstiziali; irregolarità di allineamenti ed angolazioni, sia nella posa dei filari di tessere, che nella disposizione delle stecche marmoree delle esecuzioni pavimentali; alterazioni dei moduli musivi in corrispondenza delle piegature e delle curvature del tracciato [esecuzioni pavimentali]. Il primo fattore di convenzionalità di ogni ricostruzione consiste, ovviamente, nell'essere il risultato di un'ipotesi interpretativa dell'impianto iconografico dell'opera, e nel quanto, tale ipotesi, si discosti dalla struttura compositiva originale. [Elaborazioni grafiche in PowerCADD]
31 agosto 2011: con i settori 23 24 25 26 dell'Abside di S. Paolo è completata la riproduzione di tutto il complesso pavimentale, ad esclusione della
Campata di Luigi IX [Ala sinistra del Presbiterio], che, per la complessità del disegno di concezione decisamente diversa dal resto , avrà una trattazione a se stante. La riproduzione dei vari settori pavimentali è disponibile nel sito dell'autore
www.mosaicimonreale.com.
D i d a s c a l i a i n p r e p a r a z i o n e
Monreale, Duomo. Disarticolato del perimetro parietale della Tribuna Maggiore. Tutti i prospetti interni del duomo, nella versione grafica originaria, contengono:
- l'indicazione dei tagli della lastratura marmorea,
- la numerazione delle lastre,
- la numerazione delle lesene e quella dei palmizi,
- le quotature orizzontali e verticali,
- la numerazione delle piegature murarie.
Le campiture in giallo evidenziano le opere in mosaico a motivi geometrici; i tracciati in rosso e blu, rispettivamente, la metà destra o sinistra del circuito murario.
D i d a s c a l i a i n p r e p a r a z i o n e
Monreale, Duomo. In basso: Settore pavimentale n. 14, Totale. La riproduzione di un impianto figurativo [coincidente con la componente a listature marmoree] inizia dallo studio del dispositivo modulare, prosegue con la definizione delle regole sintattiche di aggregazione dei moduli, e si conclude con la riproduzione digitale dell'intera estensione della trama e degli inserti musivi incastonati negli spazi da essa risparmiati. La componente musiva non ha alcuna incidenza nel determinare l'impianto iconografico dell'opera: essa costituisce un tessuto connettivo di riempimento dei vuoti e un elemento di sfondo della trama, contrastandone cromaticamente la chiarezza perlacea. Spetta proprio alla componente musiva declinare l'eccellenza dell'opera, esponendola alla visione ravvicinata di chi ne percorre lo spazio di pertinenza. All'occhio umano, naturalmente, sfugge la percezione delle grandi dimensioni e, nell'esecuzione minuta, riconosce e ritrova il metro di giudizio dell'opera. [File: ___]
D i d a s c a l i a i n p r e p a r a z i o n e [File: Viste dalla navata centrale 2.PC9]
Tappeti pavimentali del Grande Presbiterio
D i d a s c a l i a i n p r e p a r a z i o n e
Monreale, Duomo. Presbiterio, Settore pavimentale 14, Particolare. La riproduzione digitale del Settore ha impegnato un arco temporale di circa 3 mesi e mezzo, dal 7 marzo al 19 giugno 2011. Si tratta del secondo più grande tappeto pavimentale della Basilica, dopo quello maggiore della Campata di Luigi IX. Particolari dell'opera sono pubblicati nella sezione Presbiterio. Al centro del Settore, su una pedana lignea foderata di moquette rossa, è collocato il moderno e sobrio altare maggiore, risalente al tempo di Domenico Gaspare Lancia, arcivescovo di Monreale dal 1884 al 1919.
Monreale, Duomo. Piano del Presbiterio, Campata dei Guglielmi, Particolare del Settore 16, modulo 2. Il dispositivo iconografico del Settore è stato replicato nella cinquecentesca ricostruzione pavimentale dell'aula ecclesiale, eseguita in opus sectile di media grandezza tra il 1564 e il 1569 (cronografia del Kroenig), al tempo del cardinale Alessandro Farnese.
Monreale, Duomo. Piano del Postpresbiterio, Campata di S. Pietro, Parziale del Settore 37, Modulo 5. Usiamo i termini Campata di S. Pietro e Campata di S. Paolo per indicare gli spazi denominati, in nomenclatura storico-architettonica, Diaconico (a destra) e Protesi (a sinistra).
Monreale, Duomo. Postpresbiterio, Campata di S. Paolo, Parziale del Settore 22, Modulo 5. L'impianto iconografico della Campata di S. Paolo coincide con quello della Campata di S. Pietro. Il criterio della simmetria speculare è alla base dell'organizzazione spaziale e decorativa della Basilica.
Avvertenze
- Il sito è concepito come uno spazio di raccolta e presentazione degli elaborati grafici relativi ai nostri studi sull’opus sectile del duomo di Monreale. Esso costituisce, pertanto, un complesso in permanente evoluzione ed arricchimento. Le Avvertenze della prima edizione, nella parte relativa alla dichiarazione di temporanea incompletezza dell’opera, per essere, la stessa, in fase di allestimento, sono dunque parzialmente superate dalla nuova concezione di work in progress. Pur confermandosi il dato, inconfutabile, dell’incompletezza, l’aspetto di progressiva e costante evoluzione è ora assunto a motivo caratterizzante dell’opera. Essa sarà, pertanto, periodicamente riveduta con l'aggiunta di altro materiale.
- I disegni in digitale sono elaborati in PowerCADD. Nella quotatura può mancare l'indicazione del segno di radice quadrata per un'incompatibilità, non ancora risolta, tra il programma di scrittura del soft e quello d'inserimento e gestione del web.
- In tutte le sezioni del sito, a meno di diverso avviso, l'orientamento degli elaborati planimetrici è coassiale con quello della Basilica, e coincide con il senso di percorrenza di chi vi si muove andando dall'ingresso verso l'abside. Pertanto, conformemente all'orientamento di essa, l'est è in alto della pagina, l'ovest in basso, il nord a sinistra, il sud a destra.
- Il repertorio d'immagini è opera e proprietà dell'autore. Files o versioni a più elevata risoluzione possono essere richiesti direttamente allo stesso, che si riserva, comunque, ogni valutazione sull'opportunità di procedere all'inoltro del materiale richiesto.
Schema radice, Schema pretipologico, Schema tipologico o Tipologia
La ricostruzione digitale di una tipologia figurativa è un processo complesso, che ripercorre quello originario di chi ha concepito ed elaborato la primitiva configurazione. Lo stadio iniziale è un generalissimo dispositivo grafico, definito schema radice [fig. 1], che sottende, nella complessità del suo tracciato, una pluralità pressoché infinita di potenziali opzioni figurative, in attesa di essere estratte e tradotte in una particolare configurazione. La più generale determinazione di un impianto tipologico è costituita dal disegno della trama [fig. 2, schema pretipologico]. Nell'esempio sottostante, la trama risulta dall'elaborazione di un dispositivo biquadratico, unificato nella configurazione di ciò che definiamo stella a otto punte tozze. Lo stadio evolutivo ulteriore è la definizione del campo biquadratico [fig. 3, schema tipologico]. Ad esso seguono le soluzioni applicative, nelle quali assumono un ruolo decisivo le determinazioni cromatiche [figg. 4, tipologie].
Legenda 1: Schema radice biquadratico; 2. Schema pretipologico; 3. Schema tipologico; 4A: tipologia A; 4B: tipologia B.
Monreale, Duomo. Moduli aggregativi della lesena 166.S. Nell'esecuzione del testo figurativo delle fasce musive, verticali e orizzontali, dello zoccolo marmoreo delle pareti, il procedimento di redazione degli inserti consiste nella definizione di unità modulari, strutturalmente semplici o complesse, da aggregare, lineramente, tante volte quanto basta al completamento della striscia. Non è infrequente l'uso di moduli doppi, ossia di unità aggregative formate dalla combinazione di due unità semplici, ma iconograficamente o cromaticamente diversificate, che si susseguono con regolare alternanza, rendendo più varia e mobile la composizione e la percezione del testo. La lesena 166.S della parete Sott'organo dell'Ala sinistra del Presbiterio è un esempio di composizione basata sull'alternanza di due moduli, con identico schema radice, che differiscono però nell'inversione cromatica degli elementi del nucleo a stella a otto punte e nella morfologia delle frasi di contorno, inserite nelle zone ascellari delle otto cuspidi della stella.
Monreale, Duomo. Sopra: Navata sinistra, Portale d'ingresso laterale, vista dall'interno. Sotto: Navata destra, Portale d'ingresso alla Cappella di S. Castrenze, vista dall'interno della Basilica. Le composizioni musive, in opus sectile a motivi geometrici, si frappongono ritmicamente alla lastratura marmorea della parete. Attorno ai portali, tali inserimenti si complicano e infittiscono, conferendo particolare fasto al brano di parete interessato.
[Avvertenza! Il riempimento musivo delle sagome dette "a bambola" o "a palmizio" del portale di S. Castrenze, dal punto di vista delle soluzioni micromodulari, riproduce, convenzionalmente, il brano corrispondente del portale d'ingresso, sul lato opposto della Basilica. I motivi geometrici, usati nella redazione dei vari inserti musivi a palmizio, di elevata consistenza numerica, si susseguono senza un preciso ordine di ricorrenza.]
La decorazione in opus tessellatum
Parlando di "mosaici di Monreale", il riferimento immediato e il tipo d'immagini che la memoria, di riflesso, evoca ed associa al termine, è al complesso, spettacolare e visivamente egemone, di opere pittoriche a carattere narrativo [storie del Vecchio e Nuovo Testamento], che riveste la totalità delle superfici murarie della Basilica, da dove finisce lo zoccolo marmoreo in su. Il tema dei mosaici di Monreale, ossia la storia dell'umanità, dal peccato alla redenzione, è di quelli su cui tanto si è scritto e si continuerà a scrivere, da parte di vari ed illustri studiosi, e sul quale, pertanto, esiste già una ricca e prestigiosa bibliografia, di cui sono capisaldi indiscussi le opere di Benedetto Gravina, Ernst Kitzinger e Wolfgang Kroenig.
Monreale, Duomo. Vista parziale delle pareti laterali, osservate dal centro dell'aula ecclesiale, in riproduzione digitale schematica. Al centro, il portale laterale d'ingresso. Sulle pareti della Navata maggiore (campitura in verde pieno) si susseguono gli Episodi dell'Antico Testamento [nn. 15-20 36-41]; sulle pareti delle Navate minori (campitura in verde chiaro), gli Episodi della Vita di Cristo, con scene di guarigioni miracolose [nn. 2-7].
La decorazione in opus sectile a motivi geometrici
Tra le opere di rifinitura delle strutture murarie e pavimentali della Basilica, una categoria di manufatti è rimasta poco approfondita, se non, ignorata. Ad essa gli studiosi hanno dedicato un'attenzione non più che fugace, probabilmente per la difficoltà di ritrovare, in un ambito di forme e composizioni puramente geometriche, modalità d'approccio, contenuti o aspetti suscettibili di una trattazione coinvolgente e suggestiva per sé e per il lettore. È il campo del mosaico decorativo in opus sectile a motivi geometrici. I nostri studi e le nostre ricerche vertono su questa categoria di opere ed hanno l'ambizione di colmare il vuoto d'attenzione che il campo in questione, senza nulla togliere al figurativo, merita di avere.
Scrive l'abate D. B. Gravina [Il duomo di Monreale, Palermo, 1859-1869, pag. 79]:
«Oltre al mosaico lavorato con pietre, e paste di vetro tagliate all’ingrosso, e fermate con calce sul muro, di cui i disegni esattissimi ne abbiamo riportati nelle tavole 10 A, e 10 B; altro genere ve ne ha, riportato parimenti da noi nelle tavole 11 A, ed 11 B. Tale genere, essendo destinato a formare dei disegni geometrici, composti da linee rette, e da triangoli e quadrati, e rombi ecc., i quali devono esattamente combaciare fra loro, non può essere trattato all’ingrosso, ma i pezzi hanno bisogno essere ridotti con la ruota alla esattezza degli angoli richiesti. È per questo che noi gli abbiamo detti mosaici ruotati. Grandissimo uso di tale specie di mosaico fecero i Bizantini, e tutte le chiese del medio evo ne sono soprabbondanti, e negli altari, e nei cibori, e nelle cattedre, e nei muretti liturgici, e negli amboni, ed in generale in tutti gli oggetti di marmo, che decorano la parte inferiore de’ tempî, e spesso ancora i luoghi annessi agli stessi, siccome i portici, le sagrestie, ed i chiostri. Il nostro tempio n’ebbe grandissima copia.»
Palermo, Cappella Palatina. Composizioni basate sull'applicazione delle tipologie b ed m. Il numero dei motivi figurativi della Palatina, al confronto con quello del Duomo di Monreale, è estremamente limitato. Per differenziare l'indicazione delle tipologie figurative usate nell'uno e nell'altro ambito monumentale, si è convenuto di usare le lettere dell'alfabeto nel caso della Palatina, tenuto conto dell'esiguità numerica, e la numerazione progressiva nel caso del Duomo di Monreale.
Il materiale che presentiamo è un estratto di un progetto editoriale integralmente dedicato alle opere in
opus sectile a motivi geometrici del Duomo di Monreale [si veda anche il sito
www.mosaicimonreale.com]. La parte già pubblicata è disponibile in edizioni Blurb [si veda, per il già fatto, la Bibliografia dell'autore nella sezione Giuseppe Oddo].
Modulo semplice, Modulo doppio, Modulo e intermodulo
Monreale, Duomo. Da sinistra a destra (L=larghezza dell'alveo, s=larghezza delle tracce):
- Lesena 008.S, Controfacciata, L=17,20 cm, s=0,80 cm;
- Lesena 095.S, Fornice accesso ala sinistra Postpresbiterio, stipite nord, L=18,50 cm;
- Lesena 101.S, Ala sinistra Postpresbiterio, parete nord, L=18,30 cm.
Monreale, Duomo. Brani di fasce musive a parete [circuito murario esterno, lesene 008.S, 095.S, 101.S]. Per l'esatta ubicazione delle lesene lungo il circuito murario, esterno o interno, si veda la pianta generale delle lesene, nell'omonima sezione indicata col termine Lesene. L'indicazione letterale, D o S, aggiunta dopo il numero di identificazione della lesena, ne specifica il lato, destro o sinistro, di collocazione. Le lesene sono state riprodotte secondo le seguenti misure:
- Lesena 008.S, L=17,00 cm, s=0,65 cm;
- Lesena 095.S, L=9,991x1,780=17,7822 cm;
- Lesena 101.S, L=17,80 cm. [File: 008/S/D (tip.quadratiche).PC9]
Nella redazione degli inserti figurativi a motivi geometrici emergono due modalità di composizione del testo: una ad aggregazioni esclusivamente longitudinali [caso del brano 008.S]; l'altra ad aggregazioni sia longitudinali sia trasversali [caso dei brani 101.S e 095.S]. Il primo procedimento, nel caso della lesena 008.S, presenta la particolarità dell'inserimento di un modulo intermedio, o modulo transitorio, col motivo della stella a otto punte aguzze. Un modulo transitorio, divaricando la ricorrenza delle unità modulari primarie, rallenta il ritmo di enunciazione e di lettura del testo, se ha un impatto visivo dimesso, e assume la funzione dialettica di contrappunto compositivo.
Il numero di aggregazioni trasversali è in rapporto, ovviamente, sia alla larghezza dell'alveo, sia alle dimensioni dell'unità modulare: tanto più elevata è la larghezza dell'alveo, tanto maggiore, a parità di modulo, è il numero di unità aggregabili trasversalmente.
Monreale, Lesena 095.S. Micromoduli in formulazione monocodice. Elaborazioni su schema a losanga. La sintassi di combinazione delle quattro unità differisce secondo il senso, se trasversale o longitudinale, di aggregazione delle stesse.
Il valore di variazione del passo modulare è Δh=√2·s. [Aggiornamento 30 gennaio 2011]
Nel campo della decorazione pittorica della Basilica, il tessellatum e il sectile sono le tecniche esclusive di esecuzione del programma di opere. Dall'osservazione delle rispettive zone di pertinenza [si riveda a riguardo lo schema-prospetto delle pareti interne] si evince che la scelta ha seguito criteri che presuppongono - ad imitazione della più antica Cappella Palatina di Palermo e, probabilmente, della Martorana - la divisione dello spazio in due metà, sovrapposte come valve di un'ostrica, trattate, ciascuna, con propri repertori iconografici e secondo una o l'altra delle due tecniche citate:
- opus tessellatum nella parte alta dei piani murari, sugli intradossi dei fornici e delle volte, con figurazioni di tipo narrativo e realistico [episodi e personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento];
- opus sectile nella parte bassa, con figurazioni a motivi rigorosamente geometrici.
A sinistra: Duomo di Monreale. Al centro: Cappella Palatina, Palermo. A destra: Chiesa della Martorana, Palermo. [Foto B. Hoffmann - Marzo 2009]
A sinistra: "La tavola [_] rappresenta un bellissimo quadro con colonne sormontate da una cupola, ove vedesi S. Paolo battezzato da S. Anania per immersione in una vasca dentro il battistero, secondo l'antico sistema, fuori del tempio. S. Anania è in atto di battezzare S. Paolo, posandogli la destra sulla testa, mentre un raggio lanciato da Dio con la colomba, emblema dello Spirito Santo, colpisce S. Paolo nell'orecchio. Una figura in bianca tunica col cerio in mano assiste al battesimo." [Da La Cappella di S. Pietro nella Reggia di Palermo, 1987, Palermo, Parte II, pag. 9].
A destra: "La tavola [_] rappresenta S. Pietro in carcere, incatenato e custodito da armati dormenti; un angelo appare al Santo e nel campo dorato del quadro leggesi l'iscrizione: "praecipit Angelus Petro ut cito surgat et velociter carcere exeat"." [Da La Cappella di S. Pietro nella Reggia di Palermo, 1987, Palermo, Parte II, pag. 9]
Palermo, Cappella Palatina. Particolari delle effigi di Sant'Egidio e San Giovanni Crisostomo. Collocazione sui piedritti d'imposta delle spaziose arcate a sesto acuto dell'aula ecclesiale.
A sinistra: “La tavola [_] rappresenta S. Egidio alla grandezza più del naturale con le tassellature dei mosaici; dai tratti della fisionomia sembra un ritratto." [Da La Cappella di S. Pietro nella Reggia di Palermo, 1987, Palermo, Parte II, pag. 9]
A destra: “Nella tavola [_] vedesi S. Giovanni Crisostomo, riprodotto in grandezza maggiore della naturale, con la tassellatura delle pietre disposte in modo da seguire la forma di ogni muscolo, di ogni parte della testa e del panneggiamento.” [Da La Cappella di S. Pietro nella Reggia di Palermo, 1987, Palermo, Parte II, pag. 9]
Il confronto tra soggetti a motivi geometrici e soggetti a motivi figurativi in senso stretto consente di cogliere, agevolmente e con immediatezza, l'aspetto distintivo di una stesura in tessellatum e quello di una stesura in sectile: nel primo caso, l'uso esclusivo di tessere quadrangolari; nel secondo, la varietà di formelle geometriche regolari e dal taglio perfetto (almeno per definizione).
Ricostruzione delle opere in disegno digitale
La particolarità dello studio [di cui presentiamo una campionatura di testi ed immagini] consiste nella ricostruzione digitale di due categorie di opere: quella decorativa delle lesene parietali e delle fasce di contorno del motivo a bambola, e quella dei tappeti pavimentali. Il ricorso all'uso di procedimenti digitali ha consentito di automatizzare operazioni ripetitive e dare rigore e precisione al disegno dei vari componenti.
Tuttavia, a monte di una fase espletabile per automatismi, e dopo la fase preliminare di rilievo e catalogazione dei dati, esiste, soprattutto in relazione ai testi figurativi del tipo bicodice, una laboriosa fase di studio e interpretazione della struttura geometrica e dimensionale del modulo. Ad un esempio di tale fase di ricerca si riferiscono i grafici seguenti.
Le formulazioni basate sull'impiego del doppio codice (a formelle e a listelli) hanno un impianto compositivo che si modifica al variare della larghezza delle tracce. Nella sequenza in figura, lo scarto dimensionale dei valori attribuiti al parametro s è tale da evidenziare l'entità del problema. Tra le possibili configurazioni, una sarà quella più aderente alle intenzioni figurative dell'autore e una quella col più alto grado di perfezione geometrica.
Monreale, Duomo. Lesena 242/D. Il modello figurativo della lesena, per essere riprodotto con precisione digitale, presuppone il ricorso al calcolo matematico, almeno in due casi: una prima volta per determinare le condizioni di perfetta inscrivibilità dell'esagono d'inviluppo [A-B-C-D-E] della stella a sei punte, collocata negli spazi ascellari del modulo [dal risultato dipende anche la determinazione della larghezza delle tracce]; una seconda volta per determinare le condizioni di perfetta inscrivibilità del quadrato nei settori, a rombo dissimmetrico [F-G-H-I], costituenti la corona esterna della stella a sei punte. [Disegno G. Oddo - Elaborazione digitale]
Se si osservano i brani di pavimentazione proposti all'inizio dell'articolo, non possiamo che ammettere la straordinaria qualità estetica del risultato [non si tratta di un'eccellenza puramente grafica, in quanto l'estetica, nell'opus sectile a motivi geometrici, coincide con la perfezione grafica delle opere]. Se si riflette, poi, sull'opportunità di disporre, in qualsiasi momento, di un archivio dinamico, idoneo a riprodurre qualsiasi brano alla grandezza desiderata e in versioni che, scomponendo o manipolando il testo figurativo, ne permettono di enucleare aspetti su cui, di volta in volta, si concentra l'interesse dello studioso, si vede come la ricostruzione digitale e la manovrabilità dell'elaborato consentano un uso che va al di là della pura e semplice documentazione storico-artistica di un complesso di opere, potendo interessare strettamente il campo operativo del restauro e, caso limite, della ricostruzione.
Un dispositivo, che si compone di regolari e note figure geometriche, si presta, per questa sua regolarità, ad essere graficamente riprodotto con i più semplici ed elementari mezzi di disegno e di supporto (carta quadrettata). Se tale riproduzione è poi effettuata con gli strumenti, molto più evoluti e raffinati, di un programma di disegno digitale, il risultato è di tale precisione da suscitare, quasi, in chi opera, la sensazione di avere restituito al brano la perfezione formale del suo primitivo stadio ideativo, quando l'opera è ancora esente dell'inevitabile degrado dell'approssimazione esecutiva e dell'usura del tempo. Tra l'opera reale e l'opera digitalmente ricostruita si viene, pertanto, a determinare la stessa distanza qualitativa che sussiste tra ciò che è, appunto, approssimativamente determinato e ciò che non lo è.
Alternando l'osservazione dal manufatto reale al manufatto digitale, ci troviamo nella condizione di una permanente oscillazione tra due esperienze estetiche, quella fondata sulla percezione di ciò che è imperfetto e l'altra, sulla percezione di ciò che è perfetto: l'una giova alla migliore comprensione dell'altra, la integra e l'arricchisce. Nel primo caso, subentrano, più o meno consapevolmente, considerazioni e sentimenti sull'ardua laboriosità del fare e sulla deperibilità dell'esistente. In quella che abbiamo definito estetica della perfezione, prevale, invece, la considerazione del senso dell'incorrotta precisione ed integrità di ciò che è assolutamente svincolato dalle vicissitudini del contingente e dalla viscosità applicativa della tecnica.
Monreale, Duomo. Navata laterale sinistra, Lesena 038.S.
In alto: l'inserto figurativo in mosaico è generato dall'aggregazione di due unità modulari (modulo e contromodulo), a base multiquadratica, che si susseguono, dalla base alla sommità della lesena, alternandosi regolarmente. L'unità con la stella a otto punte è l'elemento percettivamente dominante (modulo) della coppia.
In basso: la numerazione delle formelle ne indica le varie posizioni, e, al contempo, misura il fabbisogno di tessere (consistenza tassellare) necessario alla produzione dell'unità modulare considerata. Il dato è utilizzabile per calcolare, sia l'indice di frazionamento del modulo, sia la quadratura media delle sue formelle (rapporto tra l'area del modulo e la consistenza tassellare).
La sovrapposizione degli schemi geometrici al dispositivo modulare rientra nelle modalità consuete di studio della tipologia. Una prima sovrapposizione evidenzia le proprietà geometriche elementari della figura di riferimento, ossia, in questo caso, del quadrato. Di essa sono indicati: gli assi orizzontale e verticale, le diagonali, il fascio di rette radiali che dividono l'angolo giro in spicchi di 22° 30'. Lo studio più avanzato della tipologia determina, spesso, il disegno di un tracciato geometrico così intricato, da richiedere, per la leggibilità dei grafici, il ricorso ad una pluralità di elaborati distinti e selettivi di particolari aspetti.
Monreale, Duomo. Campata di S. Luigi [settore 7, Pianta dei tappeti pavimentali], sottosettore n.13 visto da nord. Lo strumento digitale consente di:
- ottenere una versione regolare ed uniforme, perfetta e continua, della stesura musiva di sfondo;
- giocando sulla pluralità di piani rappresentativi sovrapposti, evitare la difficoltà di sagomatura delle formelle secondo il profilo curvilineo del motivo a quattro lepri;
- mantenere rigorosamente la geometria della sintassi di aggregazione (allineamenti e angolazioni);
- commisurare alle dimensioni del campo figurativo la grandezza delle formelle.
Nell'opera di riproduzione grafica, nonostante le potenzialità del supporto digitale [PowerCADD, nel nostro caso], esistono circostanze in cui tali potenzialità si rivelano inefficaci e il risultato formalmente approssimativo: un fallimento, dunque, sotto il profilo dell'esigenza di mantenimento della precisione grafica e formale del disegno. Tali circostanze hanno maggiore incidenza nelle opere pavimentali che non in quelle parietali, per via della particolarità del decorso delle tracce. Ci riferiamo alle situazioni di piegatura che spezzano la continuità di disegno del mosaico, per effetto dell'incompatibilità tra la geometria del modulo figurativo dell'inserto e la geometria di angolazione della piegatura. E' qualcosa che sfugge, generalmente, alla normale osservazione visiva, anche perché, all'atto esecutivo, il mosaicista spende il suo talento a mascherare quelle distorsioni, opportunamente rimaneggiando la struttura della soluzione modulare [gli stratagemmi del mosaicista].
Avvertenza: si definiscono tracce le linee segmentate, trifilari (marmo-mosaico-marmo), che, evolvendosi nel campo figurativo, disegnano la struttura iconografica degli arabeschi geometrici di un determinato settore pavimentale. Si vedano i brani di settori pavimentali riportati, più sopra, in questa stessa striscia. Rispetto al complesso di pavimenti del Grande Presbiterio, i settori realizzati con tracce trifilari sono i 3/4 del totale, cioè 36/48. [Si veda http://www.mosaicimonreale.com/pavimenti/]
Le strategie del mosaicista: procedura compensativa e procedura deformante
Il mosaicista pavimentale, o chi per lui prepara i cartoni esecutivi, non ha da scervellarsi in astratte considerazioni di calcolo e di conservazione della purezza geometrica e dimensionale della forma. Non ha da risolvere, in modo matematicamente ineccepibile, particolari congiunture compositive, in corrispondenza di piegature o curvature del testo e di inserimenti in alvei di lunghezza predeterminata. Al di là di considerazioni teoriche, che non oltrepassano né potrebbero farlo, lo stadio progettuale dell'opera, il mosaicista sa come adattare il posizionamento delle formelle, in modo da risolvere, estemporaneamente e caso per caso, il difficile adempimento d'incastrare il testo tra un estremo e l'altro del campo operativo. Può, ad esempio, alterare la misura del passo modulare, slargando convenientemente gli interstizi, in modo da arrivare alla piegatura del testo, o alle sue zone d'estremità dove sono gà posizionati i monconi modulari, con un numero intero di unità aggregative.
Col termine di procedura compensativa definiamo questo tipo di alterazioni del passo modulare, funzionali alle problematiche d'inserimento del testo, senza modificare né la forma né le angolature delle tessere, ma gestendo opportunamente la larghezza degli interstizi. La procedura compensativa è applicabile, ovviamente, quando si ha l'esigenza di allungare il passo modulare. La procedura deformante è, invece, applicabile sia nel caso di allungamento che di accorciamento del passo modulare. Essa ha un impiego privilegiato nel campo della ricostruzione digitale delle opere.
[si veda http://www.mosaicimonreale.com/pavimenti/].
La procedura deformante consiste nell'alterare longitudinalmente (ossia nel senso di aggregazione dei moduli) la sagoma modulare, stirandola o comprimendola elasticamente, e nella conseguente deformazione delle tessere e della sintassi angolare. La procedura deformante si presta, in particolare, nei casi di fluenza anulare del testo, ossia quando la sua stesura si chiude nell punto in cui essa ha avuto inizio.
I casi più complessi di gestione della stesura del testo riguardano, comunque, i dispositivi quinconciali, di cui mi sto attualmente (estate 2019) occupando, relativi al Duomo di Salerno.
Palermo, Zisa.In un dispositivo rettangolare del tipo Zisa, ossia a fluenza continua monotipologica, nella prospettiva di dovere ritoccare il passo modulare per esigenze di conservazione dell'integrità figurativa dei moduli, le sequenze manovrabili, alle quali si potrà applicare la procedura deformante, sono quelle ricadenti, rispettivamente, all'interno della fascia gialla, se si vuole restringere o dilatare trasversalmente il dispositivo, e alla fascia blu, se lo si vuole allungare o accorciare longitudinalmente, mantenendo invariato, in un caso o nell'altro, il numero di moduli. Gli esempi della stringa inferiore mostrano:
- a sinistra, un esempio di esagerato accorciamento (25% della fascia azzurra) del dispositivo, col passaggio dalla sagoma iniziale ABCD (in nero) alla finale EFGH (in mosaico e marmo);
- a destra, un esempio di esagerato restringimento (25% della fascia gialla) del dispositivo, col passaggio dalla sagoma iniziale ABCD (in nero) alla finale ILMN (in mosaico e marmo).
Sullo spunto di una soluzione a tracce trifilari della pseudoiconostasi del Duomo di Salerno, illustriamo un metodo più raffinato di gestione della lunghezza del passo modulare, in tipologie con intermodulo, che non implica alterazioni delle proprietà angolari della tipologia di partenza. Probabilmente più adatto all'ambito digitale per la facilità di manovra, smembramento e ricomposizione, che ad esso compete.
Nella simulazione proposta, la soluzione C nasce dall'assemblaggio, consecutivo, delle componenti iconografiche delle tipologie A e B. Nella configurazione finale emergono, quindi, le impronte di ciascuna componente, una in funzione di modulo, l'altra di intermodulo. Lasciando immutata la configurazione del modulo in quanto veicola l'identità iconografica della tipologia (stella a otto punte aguzze, in posizione cartesiana), si può intervenire, in modo più o meno incisivo, sulla lunghezza dell'intermodulo, rimaneggiandone la struttura figurativa senza svisarne l'identità. Ciò consente di dilatare o contrarre, opportunamente, la lunghezza del passo modulare.
La terna di soluzioni mostra un esempio di gestione della lunghezza del passo modulare, unicamente agendo sulla componente dell'intermodulo. In linea teorica, nulla esclude che le soluzioni possano coesistere, utilizzandole consecutivamente nella composizione di un aggregato lineare, con l'obiettivo di introdurre un'alternanza ritmica, che può non disturbarel senso estetico di chi osserva l'opera. Se sul versante dell'allungamento del passo modulare il dispositivo non ha alcun limite operativo, potendone dilatare indefinitamente la lunghezza, su quello dell'accorciamento si raggiunge una versione limite, oltre la quale la configurazione perde l'assetto che la caratterizza [soluzione A].
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