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Fregio a palmizi

Sommario: Introduzione - Interpretazioni erudite del soggetto - L'interpretazione popolare e la nostra - Ricorrenza del motivo del giglio - Contenuti figurativi - Aspetti esecutivi

Introduzione

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Monreale, Duomo. Motivo a palmizi. Navata laterale sinistra, parete di controfacciata. Guarigione della donna curva. L'immagine, tagliata alla base del fregio, ne evidenzia l'efficace funzione di elemento di transizione tra l'incrostazione marmorea della parte bassa e il mosaico narrativo della parte elevata. Al fregio a palmizi è sovrapposto un arabesco a motivi naturalistici, continuo ed avvolgente come il primo, al quale è anche dimensionalmente correlato: A-B=B-C.

Nella Cappella Palatina di Palermo e nel Duomo di Monreale, a segnare il trapasso dalla sezione decorativa inferiore - l'alto zoccolo ad incrostazione marmorea - alla superiore, destinata alle rappresentazioni di carattere storico-narrativo [scene del Vecchio e Nuovo Testamento], si inserisce il cosiddetto fregio a palmizi, una membratura orizzontale a nastro continuo, formata dall’accostamento di tre distinte fasce orizzontali:
- la fascia centrale col motivo a palmizi;
- le due fasce laterali che la incorniciano.
Al di sotto del fregio si estende la sezione centrale dell'incrostazione marmorea, dominata dalla lastratura e dalle fasce musive verticali - dette lesene - intercalate al marmo.

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Compositivamente, il fregio consiste di una teoria, continua ed uniforme, di sagome in marmo a punta sfrangiata di dardo, frapposte alle sagome musive, in opus sectile a motivi geometrici. Le sagome in marmo, impiegate nel ruolo di moduli esecutivi rettangolari, aggregabili per semplice accostamento, costituiscono l'ossatura resistente della membratura, cui forniscono il riferimento del piano al finito, e conformano l'alveo di ricezione degli musivi.

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A sinistra: Monreale, Duomo. Estensione del motivo a palmizi [linea color viola].
A destra: Palermo, Cappella Palatina. Estensione del motivo a palmizi [linea color viola]. 
Si tenga presente che la riproduzione delle piante è eseguita in diverse scale grafiche, allo scopo di equiparare la larghezza del complesso delle tre navate.

A Monreale, il fregio col motivo a palmizi interessa tanto le pareti del circuito murario esterno [vertici 1-29], quanto quelle dei circuiti murari interni, decorrenti sulle grandi strutture di sostegno al centro del presbiterio [vertici 30-42]. Alla Palatina non esistono circuiti interni e quello esterno, più volte spezzato dall'apertura di porte, si arresta al termine delle pareti laterali, prima del punto esterno d'origine della curvatura delle absidi minori. Decisamente più interessante è l'applicazione di Monreale, sia per organicità, sia per continuità, sia per straordinaria ricchezza di motivi, sia per numero di esecuzioni. Se si considera il rapporto dimensionale delle due piante, si avrà un'immediata intuizione dello straordinario divario quantitativo tra i due complessi. 

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Sovrapposizione delle piante del duomo di Monreale e della Cappella Palatina di Palermo. La lunghezza della basilica di Monreale, misurata dall'ingresso al vertice dell'abside, è circa due volte e mezzo più grande della corrispondente lunghezza della Palatina. La larghezza delle navate è circa il doppio della corrispondente larghezza della Palatina.

In the Palatine Chapel in Palermo, as well as inside Monreale’s Cathedral, we find the so called “palm branches-like” frieze, a horizontal band made up of three separate horizontal and contiguous bands, which signs the passing from the lower decorative section [made up of marble], to the upper one, concerning with the repertoire of figures inspired by the stories of the Old and New Testament:
- the central band, with the “palm branches-like” motif;
- the two lateral and thinner bands, used as a framework of the central one.
Under the lower band [that borders on the marble slab of walls], we can see the exact point where the vertical mosaic band, called lesene, converge, even if actually they don't meet.
The constituent structure of the frieze characterized by “palm branches”, is made up of an uninterrupted sequence [theory] of marble shapes [or modules], which are all the same and which alternate regularly and uniformly with a mosaic series in “opus sectile” characterized by strictly geometric motif. These marble shapes, used as working and enchained modules, are the basis of a strong support of the mosaic applications.

Interpretazioni erudite del soggetto

Scrive Domenico Lo Faso Pietrasanta Duca di Serradifalco, Del Duomo di Monreale e di altre Chiese siculo-normanne, 1838, pag. 16:
“Le mura tra i musaici e il pavimento, nel bema e nella solea, sono tutte incrostate di larghe tavole di marmo cipollino con frammezzi di rabeschi a musaico, e coronate da una cornice a forma di merli del lavoro medesimo. Quelle della nave non hanno che le sole croci di porfido appostevi al tempo della consecrazione.”
Rabeschi a musaico sono le strisce verticali che noi chiamiamo lesene.
Le sagome a palmizio vengono dall'autore identificate come elementi di una merlatura.

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In alto: Fornice di collegamento tra Ala destra del Presbiterio e Campata di S. Pietro, stipite destro. 
In basso: Fornice di collegamento tra Ala destra del Presbiterio e Campata di S. Pietro, stipite sinistro.
La simmetria tra sequenze correlate [simmetria bilaterale o spaziale] può, a volte e parzialmente, interessare la scelta delle soluzioni. Probabilmente più ricercata è la simmetria all'interno di una sequenza breve, com'è il caso dei fornici di transito, specialmente se costituita da un numero dispari di unità per evitare la ripetizione, al centro, gomito a gomito, della stessa tipologia.   

Domenico Benedetto Gravina, Il duomo di Monreale, 1859-1869, pag. 71:
“L’ornato superiore, che chiuso tra due fascie gira per tutto l’interno del tempio, se mal non mi appongo, altro non è che una sequela di gigli (TAV. 11 A). Quale potrà essere stato il perché della scelta di tali fiori nell’ornato della casa di Dio? Assai difficile mi sembra poterne dare una vera soluzione. Ma che ciò siasi fatto a caso, in un’epoca in cui il simbolismo era ancora nel suo rigoglio; in cui l’arte eraldica [sic] mettea il più grande interesse ai suoi emblemi, ed ai suoi colori; in un tempio, ove lo studio della simbolica, come il vedremo più basso, vi fu impiegato in altissimo grado, ciò non potrà andare a senno a veruno. È il giglio come ognun sa, simbolo della verginità, ed in questo senso fu adibito in tali ornati del nostro tempio; per questo fu sacro alla Vergine delle vergini.” 

Giuseppe Bellafiore, Palermo - Guida della città e dei dintorni, Palermo 1990 (4a edizione), a proposito della Cappella Palatina, pag. 38:
“Un limpido zoccolo marmoreo, sul quale l’iterato motivo del palmizio stilizzato fa da cimasa.”

Wolfgang Kroenig, Il Duomo di Monreale e l'Architettura Normanna in Sicilia, Palermo 1965, pagg. 53-54:
“In alto il motivo terminale di questa zona di parete chiara è costituita da una fascia orizzontale con duplice cornice, sulla quale si ripete in mosaico policromo lo stesso motivo, ricorrente in tutta la chiesa, di una sorta di pianta o palma stilizzata, descritto dal Lello come «un fregio di mosaico come di piramidi e fioroni in cima».”

L'interpretazione popolare e la nostra

L’interpretazione popolare è quella che vede nella sagoma la rappresentazione stilizzata d’una bambola vistosamente agghindata, avvolta in un corpetto dall’ampio e maestoso collo, dalle maniche a sbuffo, marcatamente stretto in vita, abbigliata d'una lunga e sontuosa gonna, con ampia e inamidata svasatura. Talune sagome appaiono come figure dalla vita decisamente grassa ed espansa [sagome obese]; altre, snelle e dal vitino di vespa [sagome dal vitino di vespa], evocanti la minoica rappresentazione della dea dei serpenti.

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Figura.Grafici modulari relativi al fregio di Monreale. [Disegno G. Oddo]

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Figura. Grafici modulari relativi al fregio della Palatina. [Disegno G. Oddo]

Ricorrenza del motivo del giglio

Stemmi araldici - Fregio della cimasa del confessionale - Decorazioni a tarsie laviche delle pareti esterne a Monreale e a Palermo - Altri, peregrini casi di somiglianza

i n  p r e p a r a z i o n e

Contenuti figurativi

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Salerno, Duomo, Iconostasi.
A sinistra: Esempio di palmizio a motivi naturalistici. A destra: Esempio di palmizio a motivi geometrici.

L'intreccio di figurazioni a motivi geometrici e figurazioni a motivi naturalistici, sia vegetali sia animali, ricorre sporadicamente nei complessi escutivi analizzati. Dei 17 palmizi dei monconi dell'iconostasi di Salerno, tre sono a motivi naturalistici, gli altri a motivi geometrici. L'incidenza di soggetti naturalistici riguarda, spesso, la rappresentazione musiva di capitelli fittizi. Restando però nell'ambito del fregio a palmizi, a Monreale, soggetti d'ispirazione naturalistica, inseriti nelle sagome a palmizio del fregio, sono presenti in tre sequenze, ubicate, rispettivamente, nell'ala sinistra del Postpresbiterio e sulle pareti nord e sud della campata antiabsidale della Tribuna maggiore. 

Aspetti esecutivi

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Monreale, Duomo. Motivo a palmizi. Area del postpresbiterio, sequenza di palmizi dello stipite orientale dell'arco di collegamento tra la campata sinistra e la campata centrale del postpresbiterio. L'esecuzione del fregio, condotta secondo la prima delle due modalità, focalizza le problematiche insite nel sistema operativo:
- possibile disallineamento orizzontale della ricorrenza modulare tra le due metà dell'inserto musivo;
- possibile discontinuità, a volte anche estraneità, figurativa tra una metà e l'altra. 
Si evince che le unità prefabbricate, a punta sfrangiata di dardo, giungessero a pie' d'opera già complete di mosaico e che la lavorazione in laboratorio non contemplasse la coordinazione delle due metà.

Monreale

Due le modalità esecutive che si sono susseguite nel lungo periodo di realizzazione del fregio. La prima e più antica, in base a ciò che è dato osservare al giorno d'oggi, ha riguardato le esecuzioni della tribuna maggiore e della campata sinistra del postpresbiterio [protesi]. La seconda e più recente, oltre che nei rimanenti ambiti spaziali del Grande Presbiterio, ha avuto la sua più estesa applicazione, ma anche la più recente, risalendo agli anni del secolo XIX, nei lavori conclusivi della decorazione ad incrostazione marmorea dell'aula ecclesiale. Alla segmentazione stretta dei moduli esecutivi si è stati, ovviamente, costretti dalla sfaccettatura delle pareti absidali, che, nel caso dell'abside maggiore, ha comportato, in qualche caso, anche problemi di sutura con l'inserimento di strisce musive di raccordo.

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Monreale, Duomo, ala sinistra del Postpresbiterio. Motivo a palmizi, tecnica esecutiva.

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Monreale, Duomo. Sequenza dell'abside maggiore, quarto meridionale.

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Monreale, Duomo, Abside maggiore.
In alto: Motivo a palmizi, tecnica esecutiva. Sequenza quadrimodulare A-B-C-D.
In basso: Motivo a palmizi, simulazione dei riflessi dorati. Le esecuzioni dell'abside maggiore si distinguono per un più largo impiego di tessere dorate. Le mobili luci, proiettate dalle fiammelle dei ceri dell'altare, avrebbero avuto un effetto di riverbero all'impatto con l'oro dei palmizi.

Palatina

 

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Palermo, Cappella Palatina. Motivo a palmizi, tecnica esecutiva.
La tecnica esecutiva dei palmizi della Cappella Palatina differisce da quella di Monreale nella lunghezza dei moduli prefabbricati, comprendenti, nella maggior parte dei casi, tre unità a punta sfrangiata di dardo. La differenza di gran lunga più rilevante è, tuttavia, nel numero delle tipologie usate: tante quante le dita di una mano a Palermo, in numero quasi incalcolabile a Monreale. 

 Nella didascalia si è accennato alla differenza di consistenza numerica delle tipologie impiegate nei due complessi di Palermo e Monreale. La conseguenza dell'uso di poche tipologie è che esse devono, necessariamente, ripetersi varie volte, formando tendenzialmente delle sequenze standard. 

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Salerno

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Salerno, Duomo. Particolare del moncone sinistro dell'iconostasi: motivo a palmizi.

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